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E-cig, via un’altra bufala nella Giornata Mondiale contro il Cancro: non ci sono metalli nel vapore passivo

4 Febbraio 2014 in Salute
Il poster del World Cancer Day 2014

Ritornano in mente le parole di Umberto Veronesi, in questa Giornata Mondiale contro il Cancro. Se si usassero le e-cig, le “sigarette smokeless”, si potrebbero salvare 30.000 vite all’anno. Solo in Italia. E mentre l’Istat decide di inserirle nel nuovo paniere, i consumi-tipo degli italiani, al fianco delle cialde per il caffè, un nuovo studio scientifico pubblicato dall’International Journal of Hygiene and Environmental Health ribadisce: non ci sono metalli pesanti nell’aria intorno a chi fuma e-cig. Punto.

I ricercatori dell’Agenzia bavarese per la Sicurezza della Salute e degli Alimenti sono stati molto scrupolosi nel fare le pulci al vapore passivo, cioè alla possibilità che le emissioni prodotte dalle e-cig possano nuocere alla salute altrui. Si tratta di uno dei motivi per cui l’uso delle elettroniche è vietato nei luoghi pubblici nella maggior parte dei Paesi europei. Per la prima volta è stata valutata la presenza di diversi agenti in una situazione reale: sei sessioni di vaping in cui nove volontari hanno utilizzato tre tipi di e-cig in una stanza era ventilata ogni due ore. Sui volontari è stato condotto anche il test FeNO, un test che misura l’Ossido Nitrico esalato, parametro usato nei casi di asma.

I risultati mettono in luce molti degli aspetti che hanno spinto la e-cig sul banco degli imputati. I risultati sono molto obiettivi:

  1. Non è stato osservato alcun aumento significativo di elementi tossici o potenzialmente cancerogeni come cadmio, arsenico e tallio
  2. Nessun aumento significativo di metalli come rame, cromo, nichel, piombo, vanadio o zinco. L’unico metallo in concentrazione superiore è stato l’alluminio, di cui si è registrato un incremento di 2,4 volte.
  3. Notizie molto positive riguardano i prodotti di pirolisi, acroleina e acetone, che non hanno superato le concentrazioni di fondo. Stesso dicasi per formaldeide e benzene.

Nell’indagine i ricercatori concludono che le “sigarette elettroniche non sono a emissioni zero” per aver accertato la presenza di alte concentrazioni di PM2,5, un tipo di particolato misurato in 197 μg per metrocubo; un aumento del 20% di PNC, una concentrazione numerica delle particelle, tra cui potrebbero esserci fattori potenzialmente carcinogeni (da circa 48mila a 88mila particelle per centrimetrocubo). Infine, come già constatato in altre sperimentazioni, il test FeNO ha individuato una maggiore produzione di ossido nitrico in 7 vapers su 9.

Le sigarette elettroniche possono quindi definirsi senza fumo, ma non senza emissioni. Lo studio permette di smentire il terrorismo scientifico fiorito intorno alla presenza di metalli pesanti e al rischio di produzione di tossici come l’acroleina. Confrontato alle 4.000 sostanze chimiche e alle 80 e passa sostanze cancerogene prodotte dalla sigaretta tradizionale, l’incremento di particolato e di idrocarburi policiclici aromatici stimato nello studio tedesco rappresenta una riduzione significativa del danno per un fumatore.


Di Cosimo Colasanto

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