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Nicotina sotto attacco? Tre cose sulle quali il New York Times sbaglia. La replica di Riccardo Polosa.

25 Marzo 2014 in LiquidiSalute

Chissà quanti infarti si sono evitati grazie alle e-cig e chissà quale è la riduzione di tumori polmonari finora, ma invece di parlare degli enormi benefici del prodotto si cerca di criminalizzarlo con notizie spettacolarizzate”. Non ci sta il professore Riccardo Polosa, dell’Università di Catania e ormai riconosciuto come uno dei maggiori esperti a livello internazionale di sigaretta elettronica, con numerose pubblicazioni scientifiche all’attivo, dopo il clamore suscitato dall’articolo del New York Times firmato da Matt Richtel. E non perché in realtà contenga un insieme di opinioni, commenti e casistiche scientificamente opinabili, ma perché notizie del genere quando oltrepassano l’oceano diventano in Europa e in Italia titoli bomba, servizi al Tg1 che mescolano insieme, come al solito, rischi di avvelenamento, e-cig alla marjiuana, problemi di salute pubblica. Insomma, uno starnuto negli Usa diventa un’influenza in Italia. Ma andiamo con ordine.

1. Veleno: no grazie. L’articolo di Ritchel punta il dito contro gli effetti della nicotina, una neurotossina, che ingerita può avvelenare. L’articolo afferma che gli e-liquidi sono molto più pericolosi di tabacco, perché il liquido viene assorbito più rapidamente, anche in concentrazioni diluite. Facciamo chiarezza. “L’ingestione di concentrazioni elevate di nicotina sono tossiche, particolarmente nei bambini – ricorda Polosa -. Non per niente la legge prevede di marcare con un teschio le confezioni di ricarica dei liquidi”. Per l’avvelenamento l’ingestione deve essere accidentale, mentre il sovradosaggio è un’altra cosa. “Non credo che questa sia una preoccupazione reale per lo svapatore medio. In generale, i fumatori e per analogia gli svapatori – ricorda Polosa – quantificano la loro assunzione di nicotina in base al feedback che ricevono dal loro corpo. Sensazioni di vertigine o nausea sono segno di un’eccessiva assunzione di nicotina. Sensazione di stanchezza, intontimento e confusione sono segno invece di bassi livelli circolanti di nicotina. Di conseguenza, i fumatori auto-regolano l’assunzione di nicotina per soddisfare le loro esigenze psico-fisiche. È raro che lo svapatore medio sperimenti sintomi da sovradosaggio”.

2. Incidenti: si citano i casi negli Usa. Una bambina di 2 anni a Oklahoma City ha bevuto un flaconcino, ha vomitato, è stata soccorsa. Poi 74 casi in Minnesota nel 2013. Numeri modestissimi rispetto ad altre cause. Basti pensare che i casi di avvelenamento registrati dall’American Association of Poison Control Centers sono oltre 2,8 milioni all’anno e in cima alla classifica non ci sono certo le poche decine di casi di avvelenamento da e-liquidi, bensì i farmaci (paracetamolo soprattutto, antidepressivi, sedativi, sciroppi per la tosse), cosmetici, pesticidi, droghe, alcolici e addirittura le piante dei giardini pubblici (49,374 casi). E ovviamente detersivi per la casa. “Quanti casi di ricovero o decessi avvengono per via di ingestioni accidentali o volontarie di candeggina, una soluzione di un potente tossico irritante, vale a dire l’ipoclorito di sodio?”, si domanda Polosa.

3. Etichettatura: c’è già. Il bisogno di regolamentazione del settore, come richiede Ritchel, è condivisibile, ma agitare lo spettro di un commercio completamente fuori dalle regole è sbagliato. L’articolo cita la possibilità di acquistare grandi quantità di liquidi sul Web a prezzi irrisori. Si tratta di soluzioni di glicole e glicerina in cui la nicotina farmaceutica è miscelata e mai pura. E l’etichettatura c’è già: per legge in Italia, con il teschio che rappresenta la presenza di nicotina, la concentrazione di nicotina e le avvertenze per i minori. “La revisione della EU Tobacco Product Directive – puntualizza Polosa – recentemente approvata prevede un limite di nicotina a 20 mg/ml, boccette non più grandi di 10 ml per la ricarica e sistemi di chiusura di sicurezza a prova di bambino che comunque esistono già”.

Da ultimo c’è da ricordare che il  New York Times è stato uno dei primi quotidiani al mondo a interessarsi, con toni positivi, al fenomeno della sigaretta elettronica, con un editoriale di John Tierney, firma di punta del giornale, che citava proprio gli studi pioneristici di Polosa sulle sigarette elettroniche.


Di Cosimo Colasanto

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