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E-cig: ecco perché il Tar non può dire no. Per il Times in fumo 105 mila vite all’anno.

1 Aprile 2014 in Notizie

Fortuna che la sentenza del Tar non arriverà oggi. Gli imprenditori e i consumatori del mondo delle sigarette elettroniche tutto si aspettano tranne che uno scherzo. Anche se nell’ultimo anno e mezzo sono stati abituati a qualsiasi tipo di Pesce d’Aprile che la politica e il fisco potessero mettere in piedi ai loro danni. Ma se con gli investimenti altrui, di imprese e famiglie, non dovrebbe essere permesso scherzare, me che meno dovrebbe essere permesso scherzare con la salute. Lo spiega Matt Ridley, giornalista scientifico, imprenditore e uomo politico sul The Times, il prestigioso quotidiano britannico vicino ai conservatori britannici. Insomma, non certo un foglio sospettabile di simpatie liberali.

Ridley ne è convinto: “Se i burocrati dell’UE e le aziende farmaceutiche continueranno a creare problemi ai produttori di sigarette elettroniche 105 mila vite saranno a rischio ogni anno”. Il calcolo (prudente) della London Economics è riferito all’Europa. Veronesi per la sola Italia parla di 30mila decessi in meno.

Il percorso appare segnato, eppure per la resistenza all’innovazione introdotta dalle sigarette elettroniche sembra essere stata messa in moto una delle più attente strategie repressive. Ridley cita il professor David Nutt, dell’Imperial College. Nutt descrive le ecig come “la più grande innovazione sanitaria dai tempi dei vaccini”. L’analisi è impietosa. “Le vendite di tabacco stanno precipitando in Europa ed America e le industrie temono che le sigarette elettroniche siano il loro momento kodak, come quando la fotografia digitale ha distrutto in un lampo l’allora leader nella produzione di pellicole”.

Gli analisi di Wells Fargo hanno profetizzato il sorpasso delle sigarette elettroniche rispetto alle sigarette tradizionali nelle vendite nel giro di dieci anni. Ma è soprattutto l’esperienza dei vapers quella che sembra più di tutte testimoniare per il cambiamento. “Quando feci un discorso su questo tema alla Camera dei Lords – spiega Ridley – rimasi colpito dalla grande risposta che ottenni dai vapers, e cioè gli appassionati di sigaretta elettronica. Ciò che era particolarmente sorprendente era che molti di loro dicevano di aver provato a smettere per decenni e poi finalmente c’erano riusciti con le ecigs

Per Ridley la revisione della Direttiva europea sui derivati del tabacco è lo squillo di tromba per tutti i governi nazionali. Legislazioni restrittive “con la scusa di proteggere i bambini da una nuova minaccia e non volendo rinormalizzare il fumo”. E poi Ridley cita Voltaire. “Non lasciate che il meglio sia nemico del buono”. Sembra quasi che abbia in mente l’Italia.

Ridley teme che anche il governo britannico si adeguerà. Sapesse Ridley quello che hanno combinato i legislatori italiani. O forse aveva in mente proprio l’Italia quando spiega tutta questa avversione con “l’effetto Dunning-Kruger”, quello per cui le “persone incompetenti sono troppo incompetenti per vedere l’incompetenza”.

Un esempio? Un funzionario dell’Unione Europea “con una laurea di seconda classe conseguita presso l’università di Malta”  ha alterato così male i risultati ottenuti da 15 scienziati sulla riduzione del danno da sigarette elettroniche, che gli scienziati hanno dovuto riprendere carta e penna e scrivere una lettera per correggerlo.

Quasi meglio di un Pesce d’Aprile. Peccato non sia uno scherzo.


Di Cosimo Colasanto

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