Vape e sigaretta elettronica sono le “Parole dell’anno 2014”
La decisione “storica” degli Oxford Dictionaries. Vape e vaping, svapo e svapare. Adesso è ufficiale. La sigaretta elettronica ha prodotto una rivoluzione sociale e culturale senza precedenti. A dirlo non sono i “poveri” vaper, costretti all’emarginazione, bistrattati dallo Stato (quelli italiano brilla in persecuzioni), impegnati a difendere la svapata dal dito accusatore di chi fino a poco tempo non ne alzava mai uno se, ad esempio, i maleducati fumavano in presenza dei bambini. A dire che vape e vaping sono parole di portata “storica” sono ora gli Oxford Dictionaries, “bibbia” internazionale della lingua inglese e istituzione di riferimento nel mondo per anglofoni e non.
Per i redattori dell’opera, un monumento per la lingua più parlata al mondo, è Vape la “Word of the Year 2014”. Un riconoscimento forse tardivo, che ha dovuto fare i conti con una crescita esponenziale dell’uso del termine. E se l’anno scorso la parola è stata battuta dal più “ammiccante” Selfie, quest’anno gli estensori del dizionario hanno dovuto, quasi a furor di popolo, fare spazio sulle proprie pagine alla definizione di Vape.
Di bocca in bocca, 1,2 miliardi di volte
L’incoronazione di ogni parola, infatti, non è solo una questione di costume, ma riflette il cambiamento magmatico delle lingue. I neologismi ne sono un potentissimo serbatoio. Gli esperti britannici hanno seguito la crescita dell’uso delle parole legato al mondo dello svapo: dalle prima apparizioni sui media sul finire del 2012 ai picchi di quest’anno. Si stima che ad aprile 2014 la parola Vape sia stata pronunciata, scritta, usata, storpiata ed enfatizzata, mormorata, spesa e consumata 1 miliardo e 200 milioni di volte. Un record. E pensare che per la prima volta la parola fece capolino in un articolo di un modesto redattore di New Society nel 1983, anni luce prima che l’e-cig prendesse forma. Rob Stepney, autore dell’articolo dal titolo “Perché le persone fumano”, immaginava un ipotetico dispositivo in fase di studio che fosse un inalatore o una sigaretta senza combustione, capace di dispensare una dose misurata di nicotina. “L’atto del vaping”, diceva Stepney 30 anni fa.
Noi di Vaper Magazine ci siamo affezionati subito a questa parola, tanto da farne il nome del nostro magazine e nella sua versione, a parer nostro, più forte: “vaper”, vale a dire un singolare-plurare che rappresenta milioni di persone nel mondo con storie, volti, esperienze che hanno trovato una strada diversa, controcorrente, innovativa, simbolica. Una risposta possibile e alternativa al fumo. “Siamo contenti della scelta degli Oxford Dictionaries e orgogliosi di aver adotatto in anticipo la parola Vaper – dice Alessandro Raimondo, titolare di EVO Studios e ideatore di Vaper Magazine -. Lo abbiamo fatto non per un semplice gusto esterofilo o per una scelta di tendenza. La sigaretta elettronica non è un moda, ma uno strumento rivoluzionario che ha modificato il modo in cui per secoli l’uomo si è confrontato con uno dei comportamenti sociali più diffusi, più frequenti e più studiati. Fortunatamente, negli ultimi anni è cresciuta la consapevolezza che il fumo è un problema sanitario enorme. Il vaping ha aperto un orizzonte che, a nostro parere, porterà ancora tantissime novità. Ma questo solo se il mondo vaper sarà in grado di fare massa critica, informare e comunicare fatti e valori. Costruire messaggi positivi e attendibili intorno al mondo e-cig è il nostro obiettivo. Ci siamo impegnati in questo senso facendo diventare la piattaforma di Vaper Magazine e il suo dominio un sito di informazione e consultazione per tutti, consumatori, negozianti, addetti ai lavori. Una delle nostre maggiori soddisfazioni è sapere che le pagine dei negozi, che a volte sono guidati dai vaper più convinti e positivi, risultano sempre in testa nei motori di ricerca insieme alle altre parole chiave del settore. Abbiamo dato il nostro contributo al settore e non smetteremo di farlo in futuro”.
Commenta l'articolo