E-liquidi sotto inchiesta: caccia ai metalli pesanti o caccia alle streghe?
Arsenico, cadmio, piombo e cromo. Sigarette elettroniche ancora sotto esame. Questa volta a far scoppiare la “bomba” non sono i divieti o l’annuncio di tasse e nuove norme, ma le analisi di laboratorio del’Università Federico II di Napoli commissionate dal settimanale il Salvagente che si era già occupato in passato di e-cig.
Indizi “pesanti” – La nuova puntata è molto ricca di informazioni, ma ruota intorno a una notizia fondamentale: da sei dei campioni – non è scritto se siano stati gli unici – finiti sul bancone dei chimici dell’Ateneo partenopeo sono arrivati dati preoccupanti. I test hanno, infatti, rivelato una concentrazione elevata di alcuni metalli pesanti – piombo, cadmio, arsenico e cromo – considerati tossici e cancerogeni. In particolare il Louisville, uno dei liquidi analizzati – tutti di importazione – conteneva concentrazioni di arsenico molto elevate (113,74 mcg/10ml). Valori che hanno portato il procuratore di Torino Raffaele Guariniello ad aprire un nuovo fascicolo d’indagine. “I valori sembrerebbero molto elevati, in special modo per il campione Louisville, nel quale la concentrazione di arsenico sarebbe più elevata di quella ammessa per l’acqua potabile”, ha affermato Guariniello, uno dei magistrati più attivi sul fronte delle sofisticazioni ai danni della salute e che negli ultimi mesi ha condotto diverse indagini nei confronti delle sigarette elettroniche che hanno portato al sequestro di numerosi prodotti: la maggior parte per la mancanza dell’etichettatura prevista dall’ordinanza ministeriale che l’anno scorso ha iniziato a regolamentare il commercio delle e-cig.
Dal vapore al fumo – I metalli pesanti non sono un “ufo” che viene scoperto con la sigaretta elettronica. Lo sanno bene gli abitanti del viterbese che da anni si battono contro i limiti, costantemente superati, di arsenico contenuto nelle acque definite “potabili” che arriva nelle loro case. Ma i metalli pesanti sono soprattutto una vecchia conoscenza dei tabagisti: chi fumava o continua a fumare le vecchie sigarette forse non sa che l’arsenico contenuto nelle vecchie “bionde” è pari a 0,7 mcg per sigarette, contro 0,068 mcg per millilitro mediamente registrato negli e-liquidi, eccezion fatta per quelli al centro dello “scoop”. Per piombo e cadmio la situazione sembra invece sfavorire gli e-liquidi. Ovvio che gli “svapatori” vogliano vederci chiaro, dopo esser passati dalla vecchia sigaretta a base di 4.000 sostanze chimiche all’e-cig per ridurre i rischi. E allora da dove arrivano i metalli pesanti? “Può essere l’acqua utilizzata per la preparazione dei composti, il metodo di estrazione degli aromi – scrive la rivista – e delle essenze stesse, oppure la fonte di contaminazione nasce dalle sostanze di sintesi che possono essere aggiunte ai liquidi”. Gli aromi per e-cig, ad esempio, sono prodotti allo stesso modo in cui si creano quelli per gli alimenti: 20 o 30 ingredienti tra distillati, olii essenziali, oleoresine e altre molecole aromatiche. La norma di riferimento per la produzione di aromi è il regolamento Ce 1334 del 2008 e come per gli additivi alimentari si monitorano i metalli pesanti (mercurio, cadmio, cromo) e i residui dei solventi usati per estrarre e purificare l’aroma (esano, etanolo, metanolo, per esempio).
Una certificazione europea c’è già, quindi, e chi si attiene a quella con controlli interni rigidi e costanti dovrebbe già essere in grado di garantire i liquidi in vendita.
Le contro-analisi di Panorama – Più che il confronto tra vecchie e nuove sigarette, il confronto si sta spostando sulla provenienza dei liquidi. È quanto sembra accertare l’inchiesta sul nuovo numero di Panorama in edicola, nella quale le analisi condotte da un laboratorio indipendente di Milano, Laboconsult, non hanno trovato tracce di metalli pesanti nei quattro campioni analizzati e, cosa ancora più importante, nessuna presenza idrocarburi policiclici aromatici. “In due dei liquidi analizzati abbiamo trovato tracce di xilene e toluene, due solventi industriali”, ha spiegato al settimanale il responsabile del laboratorio Claudio Ferri. Livelli “non preoccupanti”, secondo Ferri, e anche considerando che “la sigaretta vera ne contiene in concentrazioni di gran lunga superiori” per l’esperto in quella elettronica “non dovrebbero esserci e basta”. Ma nel complesso i liquidi esaminati, su cui spiccano i marchi “made in Italy”, sono stati promossi.
E i produttori? – La presenza di metalli pesanti fa dire a il Salvagente che c’è una “situazione fuori controllo” perché oltre a una regolamentazione di settore “mancano anche i controlli”. Prodotti sicuri, a tutti i livelli. È quello che vogliono il mercato e i consumatori. “Qui in Italia lavoriamo con elevati standard di sicurezza, i nostri prodotti sono sicuri e rappresentano l’80% del mercato”, – precisa Massimiliano Mancini, presidente Anafe che punta il dito contro “prodotti importati dall’estero, spesso senza o con scarsi controlli, che costano meno ma che possono presentare dei rischi”. Arrivano da Cina, Polonia, India, Croazia, Russia. “Un import selvaggio facilitato dalla mancanza di regole”, sostiene Mancini.
Rispetto all’indagine del Salvagente insorge anche l’Ad di Puff Umberto Roccati: “I liquidi presi in considerazione sono stranieri ed è quindi grave e fuorviante che vengano associati ai liquidi prodotti in Italia, che rappresentano l’80% del mercato, e che sono dotati di tutti i certificati di conformità emessi da laboratori accreditati”. Per Roccati c’è “la necessità di arrivare ad una normativa ad hoc per il settore, che tuteli il consumatore e le aziende che si affacciano in modo serio e professionale sul mercato”.
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