Fumo, divieto totale a scuola. Ma sulle sigarette elettroniche c’è un giallo.
No dagli studenti. Ma no persino dai presidi. È un fronte “bipartisan” e negativo quello che ha accolto l’estensione del divieto di fumo, nelle scuole pubbliche e paritarie, anche ai “luoghi di pertinenza” degli istituti scolastici all’aperto: quindi cortili, giardinetti, ingressi scoperti. Un no totale, contenuto nel disegno di legge presentato nei giorni scorsi in Consiglio dei Ministri dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che oltre all’estensione di parte della legge Sirchia, introduce qualche novità anche per la sigaretta elettronica, insieme a un giallo tutto da interpretare. Ma andiamo per ordine.
Salta il divieto in auto – Era la parte rivoluzionaria di questo Ddl. Quella che doveva essere la norma più coraggiosa, il divieto di fumare in auto in presenza di un minore o di una donna incinta, è stata stralciata ancora prima che si entrasse nel merito. È bastato che un lancio di agenzia di stampa rivelasse la scelta del divieto per consigliare in poche ore ai tecnici del ministero di eliminare dal testo finale questa previsione. “Se ne occuperà il Parlamento”, ha detto Lorenzin. In realtà, la difficile applicazione della norma e quindi della sua sanzionabilità sembrerebbe essere stata la causa della sua prematura cancellazione. Si è fatta avanti anche qualche voce di esperti. Giacomo Mangiaracina, direttore della Rivista Tabaccologia e presidente dell’Agenzia Nazionale per la Prevenzione si è detto stupito: “La Lorenzin vieta il fumo in auto se ci sono minori. Se ci sono maggiorenni si potrà fumare. Fanno finta di non conoscere la produzione scientifica”. Insomma, per l’esperto se divieto in auto doveva essere, doveva essere divieto totale: il fumo di seconda e soprattutto quello di terza mano fa male a tutti, non solo ai bambini.
Scuola off-limits – L’altro pilastro delle norme anti-fumo, il divieto nelle scuola, è stata accolta con pareri discordanti. “Un segnale molto forte”, ha detto il premier Enrico Letta. Nella realtà una norma che già esiste, secondo alcuni, aggirata in tutte le scuole, secondo altri. Insomma, un bel pasticcio. Il problema resta forse quello che la rivoluzionaria “legge Sirchia”, la legge anti-fumo che quest’anno compie 10 anni, una “legge” in senso stretto non è, bensì un articolo, il 51, di una legge, la 3 del 2003, il cui testo è destinato a disciplinare tutt’altro e nel quale con molta difficoltà furono infilate le norme contro il fumo da tabacco. In assenza di una legge a se stante, di un codice, i ritocchi attuali vanno a modificare un articolo di altra legge. Questo aumenta la confusione, al punto che secondo dati dell’associazione Cittadinanzattiva una scuola su quattro è già adesso inadempiente perché non espone i cartelli di divieto (mentre i rappresentanti delle paritarie protestano per il pugno di ferro utilizzato nel loro caso), e soprattutto c’è “il cattivo esempio che proviene già da personale docente e non docente”. Ma se un sondaggio di Skuola.net afferma che il 48% degli studenti è contrario, stupisce che lo sia anche una delle associazioni che rappresenta i dirigenti scolastici, preoccupati che il divieto totale sia controproducente.
Il giallo e-cig – Ma è il comma 6 dell’articolo 28 del Ddl a lasciare davvero stupiti. Dopo il giro di vite ulteriore sul mondo della sigaretta elettronica – pene inasprite, etichettatura ampliata – si legge che “è vietato l’utilizzo delle sigarette elettroniche nei locali chiusi delle istituzioni scolastiche statali e paritarie e dei centri di formazione professionale”. Così com’è scritto, senza riferimenti alla legge Sirchia, sembra di capire che a differenza della sigaretta di tabacco, l’e-cig possa essere utilizzata negli spazi aperti della scuola. Clamorosa svista (visto l’accanimento di questi mesi) oppure la consapevolezza del legislatore che non esiste “vapore passivo” per l’e-cig e i rischi per i bronchi altrui?
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