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Intervista a Riccardo Polosa: “Almeno gli scienziati difendono la sigaretta elettronica”

17 Dicembre 2013 in Notizie

“Un vero proibizionismo”, ci dice Riccardo Polosa, professore dell’Università di Catania, che con la Liaf è stato uno dei primi sostenitori del fumo elettronico come valida alternativa, persino terapeutica, alle cancerogene sigarette. In questi mesi gli attacchi alle e-cig sono arrivati da più livelli ed è strano che a difendere le potenzialità della sigaretta elettronica siano stati professori, accademici, scienziati e ricercatori, mentre dall’altra parte la politica abbia scelto la strada della guerra fiscale. Anche gli euroburocrati non vogliono essere da meno ai politici italiani.

Professor Polosa, cosa sta accadendo a Bruxelles?

Una nuova proposta “riservata” per la regolamentazione delle sigarette elettroniche (Articolo 18 del TPD – Tobacco Product Directive) sta circolando a Bruxelles. Il documento è stato inviato solo a coloro che stanno negoziando il futuro delle e-cigarette a porte chiuse. Si tratta di una proposta che ripropone non solo la equiparazione della sigaretta elettronica a un farmaco, ma anche – per alcuni aspetti – alla sigaretta convenzionale. Dalla padella alla brace. La proposta è stata discussa il 3 dicembre scorso in sede di ‘trialogo’ e sostanzialmente approvata nonostante la decisa presa di posizione degli esperti di salute pubblica. A Bruxelles ci si sta facendo beffa della salute di milioni di fumatori europei.

E così gli scienziati hanno preso carta e penna per un appello. Ci sono cardiologi, pneumologi, tabaccologi, ricercatori. Tredici nomi, tra cui oltre a Polosa, Gerry Stimson, professore dell’Imperial College di Londra, Konstantinos Farsalinos dell’Onassis Cardiac Surgery Center, Lynne E. Dawkins della University of East London. La storia è sempre la stessa. Il Parlamento ha preso una decisione: mai la sigaretta equiparata a un farmaco. Nelle “segrete” stanze si rimette mano al testo votato dai rappresentanti eletti e il provvedimento cambia orientamento. Misure che come si legge nell’appello rappresentano una ulteriore “forzatura”: “Il divieto sull’uso degli aromi (parte importante dell’esperienza degli utilizzatori); l’imposizione di limiti arbitrari sul contenuto di nicotina consentito (che metterebbe fuori mercato la maggior parte dei prodotti esistenti); la proibizione di prodotti ricaricabili (che molti consumatori preferiscono); l’introduzione di rigide limitazioni sulla pubblicità come per le sigarette convenzionali. Queste proposte, nel loro complesso, – si legge nella lettera appello degli scienziati – avranno l’effetto di soffocare il mercato della sigaretta elettronica e pertanto di limitare l’impatto positivo di questi prodotti sulla salute pubblica”.

Professore, Liaf e ricercatori come si stanno organizzando?

La quantità di novità ed emendamenti introdotti nell’articolo 18 (il testo si è quintuplicato!) è tale da stravolgerne la fisionomia iniziale e pertanto va considerata come una proposta legislativa ex novo. Pertanto deve essere soggetta allo scrutinio dei Parlamenti degli stati membri dell’Unione. Per Liaf, il confronto si sposta quindi a livello Nazionale con proposte migliorative nell’interesse dei consumatori e della salute pubblica.

La notizia che l’emendamento proposto in Commissione Bilancio dal deputato 5 Stelle Aris Prodani non è una buona notizia, ma comunque la sigaretta elettronica gode dell’appoggio della comunità scientifica. E la guerra sembra tutt’altro che persa. Al professor Polosa chiediamo in conclusione tre cose da fare nel prossimo futuro perché la sigaretta elettronica diventi uno strumento davvero utile per la salute pubblica.

Da uomo di scienza, questi sono i tre principi base che dovrebbero ispirare una regolamentazione sensata:

  1. Incoraggiare ricerca, innovazione e competitività del prodotto nei confronti della sigaretta convenzionale;
  2. Adottare standard di sicurezza e qualità;
  3. Stabilire che si tratta di prodotti intesi solo per fumatori adulti.

Di Cosimo Colasanto

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