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Perché non ci dicono tutta la verità sulla sigaretta elettronica

8 Novembre 2014 in Notizie

C’è una cappa di fumo sulla sigaretta elettronica. Si chiama disinformazione. Uno studio pubblicato sulla rivista Nicotine & Tobacco Research spiega perché non vogliono che si dica la verità sulla sigaretta elettronica. Semplice. Secondo lo studio condotto da Lois Biene e J. Lee Hargraves della University of Massachusetts di Boston, la ragione è una sola: occultare un dato che fa paura a molti. Chi usa le sigarette elettroniche abitualmente ha una probabilità 6 volte maggiore di smettere di fumare entro due anni rispetto a chi non ne fa utilizzo o a coloro che ne fanno un uso saltuario.

Per questo di sigaretta elettronica si deve parlare male. Per questo bisogna nascondere il fatto che la sigaretta elettronica è un mezzo fino a 1.000 volte più sicuro della sigaretta di tabacco. Per evitare la “desertificazione” del tabagismo, il colpo mortale alle vendite, l’emorragia di fumatori.

Cosa non si deve sapere

Dallo studio emerge un altro dato che viene spesso taciuto. La stragrande maggioranza, l’86,7% del campione, è passato all’elettronica per questioni di salute: nell’ordine gli ex-tabagisti erano preoccupati per la propria salute, volevano smettere di fumare, volevano ridurre il numero di sigarette fumate. Interessante sapere che questa motivazione è presente solo nella metà di chi usa l’e-cig saltuariamente. Da cui si ricava una lezione: quando gli svapatori maturano la consapevolezza dei vantaggi per la salute dati dall’elettronica rispetto al fumo sono più motivati a sceglierla.

Quesito: perché l’Fda negli Stati Uniti e le autorità sanitarie in Europa non permettono di qualificare le e-cig come mezzi utili per smettere di fumare? Risposta: perché, lo ripetiamo, secondo lo studio di Biener e Hargraves chi usa soltanto la sigaretta elettronica e lo fa per motivi di salute ha una probabilità sei volte maggiore di dire addio al fumo.

Se foste produttori di sigarette o commercianti di sigarette, vorreste che si sapesse in giro che c’è un prodotto più sicuro del vostro?


Di Cosimo Colasanto

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