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La sigaretta elettronica promuove la dipendenza? E’ una panzana. Ecco perchè.

28 Luglio 2014 in Salute

Né arrosto né fumo. Ma molti dati su cui riflettere. A partire da quell’81% di persone che dichiarano di aver dato un calcio a tabacco e sigarette catramose per sempre. Sono i dati che arrivano da un’indagine condotta da Kostantinos Farsalinos, cardiologo dell’Onassis Cardiac Surgery Center di Atene con la partecipazione di quasi 19.500 vapers. I numeri sono stati elaborati nello studio pubblicato sull’International Journal of Environmental Research and Public Health e dicono molte cose interessanti.

Prima di tutto sono una risposta indiretta a chi sostiene che le ricerche sulla sigaretta elettronica non dimostrino mai niente di definitivo e i numeri siano sempre troppo pochi. I vapers nel mondo sono ormai decine di milioni. L’esperienza accumulata e le tecnologie sviluppate hanno raggiunto ottimi traguardi, gli studi scientifici hanno “tagliato a fette” il vapore. Da una parte decine di milioni di vapers, dall’altra un numero limitatissimo di problemi sanitari, mentre il fumo fa ogni anno 8 milioni di morti. Come se ogni anno sparisse nel nulla l’intera città di New York. Ma di questo non si può parlare.  Campo libero, invece, per i detrattori dell’e-cig. A loro è permesso sparare a zero sulla sigaretta elettronica e diffondere una panzana che non ha basi scientifiche: “La sigaretta elettronica è la porta per la dipendenza e ammalia i giovani”.

Quanti interessi contro le sigarette elettroniche?

Farsalinos e colleghi hanno chiesto a una platea di circa 20.000 (ventimila) vapers abitudini, comportamenti e altri dati fondamentali a tracciare l’identikit dello svapatore. Il primo risultato andrebbe stampato a caratteri cubitali sulle porte degli Istituti di ricerca (soprattutto pubblici) che continuano a fare terrorismo sul “nuovo vizio”: tra tutti gli utilizzatori meno dello 0,5% ha dichiarato di non essere fumatore al momento in cui ha svapato la prima volta. In numeri assoluti sono 88 persone su 19,400.

Molti di questi Istituti di ricerca, è triste dirlo, questi numeri non vogliono vederli né “ricercarli” perché si autoalimentano di studi che giustificano la loro esistenza. La refrattarietà ad un mezzo che potrebbe ridurre di un terzo le morti per cancro ogni anno ne è la prova. La stessa indagine di Farsalinos, ad esempio, dimostra che per l’81% dei vapers la sigaretta elettronica ha significato sostituzione completa dal fumo e per quelli che hanno continuato con le sigarette una riduzione media da 20 a 4 sigarette al giorno.

Ma poiché c’è bisogno di obiettività, anche nella lettura e spiegazione dei numeri, e un’indagine non è uno studio scientifico, quanto un modo per tastare il polso della situazione, bisogna anche ricordare che nessuno quando parla di sigaretta elettronica in questi termini sostiene che sia il più potente mezzo per la disassuefazione. Non è, allo stato dell’arte, un metodo sanitario per ridurre la dipendenza, ma ad esempio un ottimo strumento per malati cronici e altre categorie di pazienti che devono smettere di fumare in maniera repentina. Lo dicono anche Farsalinos e colleghi: “I risultati di questo sondaggio a livello mondiale – scrivono gli autori – ci dicono che gli utenti indicano che le e-cig sono per lo più utilizzate per evitare il danno associato al fumo. Possono essere efficaci per i fumatori con forti dipendenza e come sostituti a lungo termine per il fumo”.


Di Cosimo Colasanto

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