Sigarette elettroniche e soldi: gli analisti prevedono la ripresa dal 2015
Bisogna essere un po’ indovini e un po’ stregoni per capire dove andrà il mercato della sigaretta elettronica nei prossimi anni. Eppure su una cosa gli analisti finanziari sono concordi: il 2015 potrebbe essere l’anno del rilancio dopo un 2014 di cattive notizie ed entro il 2021 gli esperti di Wells Fargo, società di consulenza da sempre ottimista sul futuro delle e-cig, prevedono il “sorpasso”. Per quella data le vendite e gli utilizzatori di sigarette elettroniche dovrebbero superare il comparto delle sigarette tradizionali, orientando decisamente il mercato su nuove prospettive. Siccome è difficile fare previsioni, soprattutto nazionali, ci facciamo venire in soccorso da qualche dato economico. Una cosa è sicura, i movimenti del mercato e gli investimenti potranno cambiare radicalmente anche il futuro normativo che riguarda il settore.
Partiamo dalle previsioni di Anafe, l’Associazione nazionale dei produttori, impegnata nella dura battaglia sul fronte fiscale. Nella sua relazione presentata alla Commissione Finanza spiccano alcuni dati di scenario. Il più indicativo parla di una svola nel 2015, con una domanda che potrebbe tornare ai livelli di inizio boom, cioè oltre i 2 milioni di svapatori, l’80% dei quali evaporati negli ultimi 12 mesi per effetto della mazzata fiscale, della chiusura di un buon numero di negozi e per le notizie negative sul fumo elettronico. Il carburante della ripresa potrebbe essere anche un mutamento nel mercato, per cui “l’ingresso delle multinazionali – si legge nel documento –, frenate dall’incertezza normativa, potrebbe portare una notevole varietà di prodotti, con avvio di investimenti sulla distribuzione”. La domanda, secondo l’associazione di categoria, dovrebbe trainare le vendite con un record per liquidi stimato in 115 milioni flaconi da 10 ml nel solo 2015.
Scenario reale o illusione? A dar ragione ad Anafe è il trend internazionale, con le multinazionali che cercano di trovare una soluzione all’emorragia di fumatori. Per Harold Goldmeier, analista finanziario della società di consulenza Seeking Alpha, nonostante il “rosso” dei conti e il brusco calo delle azioni dei produttori di ecig statunitensi, il settore sta evolvendo verso un mercato maturo. Il problema maggiore per le sigarette elettroniche, spiega Goldmeier, è che “gli imprenditori sono stati pionieri di un mercato che non era mai esistito”. Sicuro della ripresa futura, l’analista si spinge fino a consigliare l’acquisto a prezzi scontati di titoli legati all’industria del fumo elettronico accettando i rischi della volatilità. “Il calo dei titoli azionari – dice l’analista – rende l’investimento rischioso ma seducente”. I problemi, negli Usa come nel resto del mondo, sono legati ai problemi di regolamentazione del mercato.
A tenere banco sarà soprattutto la fusione tra la seconda e terza multinazionale del tabacco Usa. L’acquisizione da parte di Reynolds di Lorillard – una delle maggiori operazioni finanziarie degli ultimi anni a Wall Street per un controvalore superiore ai 25 miliardi di dollari – sta mettendo in fibrillazione anche il settore delle sigarette elettroniche. Reynolds è intenzionato a vendere il brand Blue eCig acquistato da Lorillard nel 2012 all’Imperial British Tobacco per alleviare le perplessità dell’antitrust americano, ma anche per concentrarsi sul proprio brand e-cig, Vuse. In ogni caso, il nuovo colosso è pronto a gareggiare ad armi pari con il primo produttore Usa, Altria Group, quello delle Marlboro, che a partire dall’anno prossimo stima di rimpiazzare il 6% di vendite di sigarette con la sua Iqos prodotta in Italia e negli Usa vende il suo marchio per vaper Mark Ten. Sebbene i dati dicano che le vendite nei negozi siano diminuite del 17%, gli esperti prevedono che tra 5-6 anni il mercato arrivi a sfondare quota 10 miliardi di dollari. Sarà, secondo gli analisti, effetto anche di cambiamenti profondi nel modello di retail con l’apertura di più Vape shops.
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