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Vapers indignati: giù le mani dallo svapo. Un manifesto europeo per la sigaretta elettronica

20 Febbraio 2014 in Notizie

Nulla di fatto in Italia sulla tanto attesa pronuncia su maxi-tassa, autorizzazione e depositi fiscali. Il Tar del Lazio ha, infatti, rinviato al 2 aprile la discussione sul merito della sospensiva. In mezzo ci sarà la pubblicazione del nuovo decreto per le autorizzazioni veloci a firma del ministro uscente del Tesoro, Fabrizio Saccomanni. Altri due mesi di libero mercato, ma a che prezzo? E mentre l’Italia traccheggia, un’altra partita importante si gioca a Bruxelles dove a dicembre si è concluso il Trilogo, il confronto a tre tra Commissione europea, Parlamento e Consiglio dei ministri sulla riforma alla Direttiva su prodotti del tabacco. Anche in quella sede le acque sono ancora molto agitate. Contro le limitazioni e i divieti si stanno muovendo numerose associazioni europee. Le più attive sono in Francia e Gran Bretagna. La EFVI (European Free Vaping Initiative) tenta di dare un’organizzazione unitaria nei 28 Paesi alla protesta. E usa la Rete per questo. Un pugno chiuso che brandisce una e-cig su campo verde è il simbolo della protesta. Tutto si poggia su un manifesto.

Tradotto con il tam tam – In Europa ci sono tra 7 e 10 milioni di vapers. L’obiettivo è raggiungere un milione di firme prima del 25 novembre 2014 (qui si può firmare), che comprende una quota minima in almeno sette Stati membri, per far sentire la propria voce attraverso il Diritto d’iniziativa dei Cittadini europei, un istituto che permette di portare l’appello degli svapatori agli organismi europei. Ma cosa vogliono di svapatori dell’EFVI? Numero uno: lo svapo libero. Lo spiegano nel manifesto tradotto dagli aderenti dei diversi Paesi. Attualmente è disponibile in 18 lingue: i vaper si battono affinché le sigarette elettroniche e “tutti i prodotti correlati, indipendentemente dal loro contenuto di nicotina, siano classificate a livello legislativo come prodotti di consumo, una volta per tutte, e non come medicinali, tabacco o succedanei del tabacco, od ogni altra definizione che limiti o pregiudichi l’accesso da parte degli svapatori alle sigarette elettroniche ed ai prodotti correlati”.

Lo svapo è un fatto privato – L’ambizione degli svapatori “liberisti” è una piena deregulation del settore. Come a dire, le Istituzioni nazionale e sovranazionali non devono metterci bocca. E chiamano in causa i diritti della persona. “Non violateli”, spiega il manifesto. “Il fatto che lo svapo non provochi alcun danno alle persone vicine, rende questo hobby una questione privata e non pubblica, quindi ogni tentativo di regolamentare le sigarette elettroniche – dice l’EFVI – è una seria violazione dei diritti privati e della sfera personale”. Al bando ogni ingerenza, non solo quelle di tipo restrittivo. Lo spazio privato è sacro e “nessun altro dovrebbe occuparsene”, affermano i promotori dell’azione. Infine le richieste, che possono sintetizzarsi in un appello ai membri della Commissione europea a non limitare né regolamentare l’utilizzo e la distribuzione delle sigarette elettroniche e a lasciare ampia libertà agli svapatori, per permettere “di godere della stessa ricchezza culturale dello svapo di cui già godono negli stati membri dove lo svapo non è regolamentato”.

Lo sforzo dei vaper della EFVI è davvero notevole. Gli strumenti partecipativi di questo genere hanno finora avuto poca fortuna. Inoltre il tavolo su cui si gioca la partita è più complicato del previsto. L’inclusione delle sigarette elettroniche nel campo dei prodotti farmaceutici e medicali non sembra essere ancora del tutto sventata. La Commissione, che difendeva questa tesi, adesso vorrebbe nuovamente cambiare le carte in tavola introducendo una parificazione tra e-cig e sigarette di tabacco. Ciò significherebbe divieto per l’uso di aromi, di prodotti ricaricabili, limitazioni sulla pubblicità simili a quelle per  le sigarette convenzionali. Ultimo capitolo di questa lunga battaglia. Che si combatte anche colpi di firme.

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Di Cosimo Colasanto

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